Ho comprato ricondizionato e mi sono pentita. Potendo scegliere opto per il diavolo che conosco già
In questi giorni mi sono domandata, come faccio ormai da tempo, ha ancora senso seguire questo o quello sui social o altro se poi queste aziende, presumibilmente serie, alla prima occasione ti rifilano il classico pacco?
Un anno fa ho comprato uno smartphone ricondizionato, racconto questo aneddoto perché mi sono convinta all’acquisto guardando le svariate recensioni sulla rete fatte da presunti esperti i quali tessevano le lodi del ricondizionato. Appena arrivato nel pacco ci trovi la solita solfa da green washing dell’azienda sempre attenta all’ambiente con i complimenti per la scelta e i vari bla bla sugli alberi da piantare.
Inizialmente sei contenta perché almeno hai fatto qualcosa di buono vista la tragica situazione in cui versiamo dal punto di vista ambientale. Guardando meglio il telefono ti accorgi che forse quelle 450 euro potevano essere spese meglio e di conseguenza il carburante per il suo trasporto e tutta la catena di distribuzione.
Vai ancora più a fondo e ti accorgi che le pratiche di reso che applicano non sono neanche lontanamente vicine alle garanzie che offre Amazon, il famigerato mostro inquinante dalle sette teste. Quindi, se vuoi fare il reso dovrai farlo a tue spese, inoltre, se il prodotto arriva e secondo loro non ha il problema da te segnalato il rischio reale è di entrare in un vero girone dell’inferno. Leggendo tra i non detti e ribadendo la mia scontentezza mi sono decisa a tenere questo catorcio. Dopo un mese ho dovuto sostituire la batteria perché mal funzionante, dopo un anno mi accingo a cambiare lo schermo perché non originale e in procinto di scollarsi. Però ho un albero piantato non so dove coltivato sulla fiducia e sulla mia stupidità.
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