Negli USA (e non solo) la campagna elettorale si fa con promesse (come in tutte) mirabolanti, le macchine elettriche erano già prese e Trump ha deciso per quelle volanti.
Trump e le macchine volanti. Le campagne presidenziali hanno una dinamica integrata e pro-tecnologia.
Ogni quattro anni, i candidati offrono agli elettori americani la possibilità di scegliere tra diverse visioni concorrenti per il paese. Nel suo discorso al CPAC, l’ex presidente Trump si è cimentato sul “salto quantico”.
Prima di candidarsi alla presidenza, Trump era un habitué del circuito dei discorsi motivazionali, dove l’importanza di visualizzare il successo viene spesso enfatizzata.
A questo proposito, la scelta delle auto volanti come tema della campagna ha un ovvio vantaggio: sono facili da visualizzare.
C’è anche il fatto che il presidente Joe Biden ha già puntato la sua attenzione da tempo sulle auto elettriche, lasciando a Trump l’alternativa delle auto a decollo verticale.
Il piano di Trump lo allinea tacitamente ad una delle critiche preferite mosse alla Silicon Valley dalla società americana: che ha perso la sua capacità di produrre nuove tecnologie davvero strabilianti.
Proprio come un cabarettista, continua a scrivere Politico, Trump spesso inserisce nuovi frammenti nel suo discorso e gioca con il suo pubblico. Se la promessa di auto volanti diventerà un pilastro della campagna dipenderà in parte dalla sua capacità di incamerare applausi, se gli americani le potranno effettivamente avere nel prossimo futuro è un’altra questione.
Whatsapp si redime. Scrive Techrunch che ci è voluto più di un mese prima che WhatsApp, di proprietà di Meta, si impegnasse ad affrontare i reclami che arrivano a valanga su come impone termini di servizio agli utenti, ma la Commissione europea ha appena annunciato che la piattaforma di messaggistica ha accettato di migliorare il modo in cui comunica agli utenti i futuri aggiornamenti ToS. Oggi, la Commissione ha dichiarato che WhatsApp ha confermato che i dati personali degli utenti non saranno condivisi con terze parti o altre società Meta, incluso Facebook, per scopi pubblicitari. Sebbene non sia chiaro se l’UE stia semplicemente prendendo in parola Meta su questo – e se intenda o meno verificare l’affermazione.
Quindi l’UE sembra aver strappato un impegno a Meta, ossia quello di non ricorrere più a disegni oscuri per cercare di costringere gli utenti di WhatsApp a ingoiare aggiornamenti ToS self-service – come le scelte ingannevoli del 2016, quando cercò di costringere gli utenti di WhatsApp ad accettare di condividere il loro numero di cellulare e lo stato dell’ultima vista sull’app con la società madre e con tutte le altre società di sua proprietà.
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