
Il treno perpetuo di Snowpiercer ci fa regredire, ma la capacità di problem solving di Melanie ci salva
Snowpiercer, la serie, è la metafora che: tutto quello che non puoi controllare ti potrebbe uccidere. È una serie tv che prende spunto da un film del 2013 che a sua volta prende spunto da un fumetto. Ammetto che guardarlo molte volte mi fa innervosire. È un treno molto lungo, credo 1000 carrozze, che gira il pianeta in un moto perpetuo. I passeggeri sono i fortunati sopravvissuti della seconda glaciazione terrestre a seguito del cambiamento climatico. Le classi sono distinte in base al censo, nell’ultima i non voluti o quelli che si sono imbucati nel treno della salvezza.
A guidarlo e progettarlo un giovane ingegnere, Melanie, che finge di essere il proprietario. Ad un certo punto della narrazione si scatena la inevitabile lotta di classe, i reietti vogliono più spazio per vivere dignitosamente e i super ricchi non ne vogliono sapere. Intanto dalla prima classe parte la sommossa contro Melanie. Insomma la vita reale. Quando lo guardi ti viene voglia di abitare in una caverna ed evitare i tuoi simili, ricchi o poveri essi siano. Ad un certo punto ti tornano in mente i libri letti sul marketing e i comportamenti umani, ti torna in mente Kahneman e il suo Pensieri lenti e veloci, pensi che il comportamento umano nelle difficoltà lascia ampio spazio al fattore istinto indipendentemente dai soldi che uno ha. Melanie Cavil è l’aspetto razionale di noi, quella che compra solo se serve, e riflette prima di parlare o scrivere. Andre Layton, che viene dal fondo, è la parte più istintiva, è un idealista. Mentre lo guardo sono divisa, farei come Layton o come Melanie?
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