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I social media vivono della nostra attenzione. Possiamo cambiare abitudini?

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I social media e il web catturano giornalmente la nostra attenzione rubandoci tempo e produttività. Rendiamoli a misura d’uomo.

ll sogno di un web più etico non è del tutto una chimera. Se nel mondo reale i principi legati alla morale e al buon vivere civile sono diventati ormai uno standard per la maggior parte dell’umanità la stessa prospettiva si potrebbe disegnare per il mondo virtuale.

Un internet migliore, direbbe Giorgio Taverniti, è possibile. 

FAANG è l’acronimo di una delle strutture più potenti al mondo: Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google.  Se queste persone si unissero e concordassero che massimizzare il profitto per gli azionisti non è il solo obiettivo comune l’infrastruttura digitale potrebbe essere diversa. 

Recentemente al Center for Humane Technology, hanno intervistato Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (2010–2016).

Figueres inizialmente non credeva che fosse possibile ottenere un accordo sul clima tra così tanti paesi, ma si è resa conto immediatamente che organizzare con successo la Convenzione di Parigi significava un cambiamento radicale di vita in prima persona per lei.

Un metodo, questo, che ha convinto i paesi partecipanti a credere nella possibilità di affrontare anche il cambiamento climatico. Nel caso dell’industria del digitale, dice l’esperta, non è del tutto impossibile perché non bisogna convincere milioni di persone a fare un passo indietro per aiutare il pianeta ma solo a dieci Ceo a lasciare da parte una fetta di guadagni per avere un web più civile e con regole chiare. 

Sono convinta che nemmeno questo sia estremamente facile a conti fatti. 

Riprendiamoci la nostra attenzione

Un libro che ho letto con molto piacere consigliato da Raffaele Gaito è Come diventare indistraibili. Se vi è la necessità di farlo scrivendo un libro ormai il problema è percepito come reale.

L’effetto slot machine su cui tutti i social della FAANG  si basano fa, evidentemente, guadagnare di più a loro e perdere a noi in termini di tempo sprecato. Per questo anche siti web come technologyreview.com ne hanno evidenziato la necessità. 

Una formula che dovrebbe valere è quella di insistere di più sull’attenzione che giornalmente il web ruba alle nostre giornate e limare altri meccanismi che incidono sulla produttività e salute mentale e che gonfiano le tasche degli azionisti. Un business di questo genere non ha un gran futuro, partiamo da qui per avere un internet migliore.

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